Individuare una exit strategy alla crisi degli agricoltori siciliani, puntando sulla promozione e salvaguardia delle produzione locali, sulla biodiversità e sulla gestione etica della terra. E’ l’obiettivo del convegno “Un piano rurale siciliano per far rinascere la nostra agricoltura”, organizzato dal M5S e in programma venerdì 15 giugno alle 16,30 ad Alcamo (Tp) nel Castello dei Conti di Modica, sede dell’Enoteca regionale e il 16 giugno alle 20,30 a Pietraperzia (En) nel chiostro della chiesa Santa Maria di Gesù.

Agli incontri nelle due giornate partecipano il senatore del M5S Fabrizio Trentacoste, componente della commissione Agricoltura di palazzo Madama, il deputato nazionale del M5S Antonio Lombardo, componente della commissione Agricoltura di Montecitorio, le deputate regionali del M5S Valentina Palmeri, componente della commissione Ambiente dell’Ars, ed Elena Pagana, componente della commissione Affari istituzionali dell’Ars, il sindaco di Alcamo Domenico Surdi, l’assessore comunale allo Sviluppo rurale di Alcamo Lorella Di Giovanni, l’assessore regionale alle Attività produttive Mimmo Turano, il dirigente generale del Dipartimento Agricoltura, Carmelo Frittitta, il direttore generale dell’Irvos Vincenzo Cusumano, l’assessore regionale all’Agricoltura Eddy Bandiera, l’ esperto e saggista su sviluppo sostenibile ed agricoltura umanistica, Guido Bissanti e il presidente dell’associazione ‘simenza’, Giuseppe Li Rosi.

L’iniziativa voluta dagli esponenti del M5s sarà un’occasione di dibattito su un modello produttivo ‘alternativo’ all’agricoltura industriale, basato anche sulla gestione etica della terra, riorganizzazione dei sistemi commerciali, con i protagonisti della filiera agricola: imprenditori, rappresentanti delle organizzazioni di categoria ed esperti del settore. “Il modello agricolo contemporaneo – dicono le deputate del M5S Valentina Palmeri e Elena Pagana – basato sul consumo energetico e sulla produzione di gas serra, incide negativamente sulla biodiversità e sulla salute, anche a causa di fattori legati alla commercializzazione dei prodotti, con merci, che arrivando da lontano, perdono le qualità organolettiche e nutrizionali, una concorrenza in molti casi sleale, che impoverisce gli agricoltori che derivano il loro reddito dal lavoro nei campi”.

“Occorre puntare sulla valorizzazione dei prodotti locali e sostenere la nostra agricoltura – aggiungono – così come il brand Sicilia e le nostre eccellenze dell’agroalimentare, senza dimenticare i nostri agricoltori e allevatori pesantemente colpiti dalla crisi economica e da una concorrenza, troppo spesso sleale”.