Debbo riconoscere al nuovo assessore all’energia e ai rifiuti, Di Mauro, un approccio diverso da quello ideologico di Musumeci sul tema rifiuti. La sua riflessione sugli #inceneritori apre ad un dialogo con chi ha sempre posto il tema della complessità e del rifuggire da soluzioni apparentemente semplici, come fatto nel passato, soluzioni che hanno prodotto danni gravissimi negli anni successivi.

Nelle ultime settimane della scorsa legislatura con una interrogazione in materia di rifiuti evidenziavo tutti gli aspetti che hanno portato proprio ad alcune delle riflessioni di Di Mauro, che, sempre in tema di complessità, evidenzia come la diossina emessa abbia gravissimi effetti sulla salute.

Con il termine generico di “diossine” si indica un gruppo di composti chimici per lo più di origine antropica, particolarmente stabili e persistenti nell’ambiente, tossici per l’uomo, gli animali e l’ambiente stesso. Sulla base delle conoscenze ad oggi disponibili, il meccanismo primario di ingresso delle diossine nella catena alimentare terrestre, sembrerebbe essere la deposizione atmosferica in fase di vapore sulle foglie delle piante e, parzialmente sul terreno, ingeriti successivamente dagli animali e dall’uomo.

Da anni quindi si sa che l’accumulo di diossine nell’ambiente è in relazione con tutta una serie di patologie, agiscono come interferenti endocrini, influiscono negativamente sullo sviluppo del sistema nervoso e sono sospettati di avere un ruolo nei tumori, ma oggi si sta scoprendo anche che influiscono negativamente sulla capacità di riproduzione dell’uomo (ipospadie e riduzione degli spermatozoi), a tal riguardo l’Ente europeo per la sicurezza degli alimenti (EFSA) ha addirittura evidenziato che si dovrebbe abbassare del 700 per cento il quantitativo massimo tollerabile negli alimenti rispetto ai limiti attualmente applicati (non di certo aumentarli con gli inceneritori o con i “termovalorizzatori”).

Ma ci sono anche i fattori temporali (servono non meno di 5 anni per la realizzazione ed 1 anno per la messa a punto) e quelli economici che da un lato rendono assolutamente non convenienti tali impianti che porterebbero ad aumenti di costi nel medio e lungo periodo e contestualmente alla perdita di opportunità di creare occupazione con il recupero delle materia prime cosa che ha ben capito Coca Cola ed i produttori di acqua in bottiglie provvedendo da soli a recuperare le bottiglie. Tutto questo ho evidenziato nell’interrogazione che allego quì: bit.ly/3ABccPS   ed invito tutti i componenti dell’ARS a rileggere.

Bene, quindi, l’approccio cauto dell’Assessore, ma si abbia il coraggio di andare oltre e di passare alle vere soluzioni: Riduzione, Riciclo, Recupero, ovvero #Economiacircolare, si abbia il coraggio di mettere definitivamente la parola fine agli inceneritori.