Oggi, in occasione della GIORNATA MONDIALE DELL’ALIMENTAZIONE, ho portato i miei saluti al convegno organizzato dall’amministrazione di Alcamo con le scuole elementari del comune. In particolare, il focus era sull’’ALIMENTAZIONE SANA PER UN MONDO ‘FAMEZERO’ – LE NOSTRE AZIONI SONO IL NOSTRO FUTURO’.

Ritengo che il titolo ed il tema trattato ci impongano oggi di parlare di alimentazione come atto per soddisfare le esigenze vitali e non come settore economico in cui cercare massimi profitti, che porta ad avere un occidente che deve alla fine curarsi ‘dal’ cibo, dove l’assunzione di cibo porta a sviluppare obesità e malattie, ed un altra parte del mondo che invece non ne ha a sufficienza. Bisogna acquisire la consapevolezza che nei fatti l’uomo ha dichiarato guerra a se stesso, mettendo in discussione l’equilibrio del suo stesso Pianeta, confondendo la qualità di vità con la quantità di beni materiali da usare e gettare. L’ accorpamento delle terre e di fette di mercato, per dominare sulla concorrenza, è alla base di quello squilibrio che produce molto per pochi ricchi e porta infine ad una minore produzione, ad un’umanità più povera, ai cambiamenti climatici, allo sfruttamento dei minori. Il diritto di vivere e non sopravvivere provoca la fuga dai luoghi dove ognuno lotta per sopravvivere e le morti in mare sono conseguenze di cui tutti siamo responsabili.
La nostra agricoltura, sempre più automatizzata e industrializzata, sempre meno diversificata, con prodotti sempre meno idonei ai luoghi in cui si vuole produrre, specializzandosi nella coltivazione di pochissime varietà rispetto alle migliaia a disposizione, richiede sostegno di fertilizzanti e di prodotti per la sua protezione, che hanno finito per inquinare il nostro suolo, le acque e il cibo stesso, con l’utilizzo di pesticidi e concimi chimici. Come controaltare richiede un costo di produzione più alto rispetto a quelle necessario per coltivare le specie autoctone con metodi di minor impatto.

Il senso della giornata di oggi è, quindi, riflettere, riflettere e avere consapevolezza di ciò che portiamo sulle nostre tavole, per capire come è stato prodotto, quanto ha inquinato, quanta sofferenza ha arrecato quel cibo, se pensiamo allo sfruttamento nei campi o alla sofferenza degli animali allevati e stipati negli allevamenti intensivi, quanto è salubre per la nostra salute, quanto il cibo che dovrebbe essere vettore di salute, allietandoci la mente ed i sensi, risponda a ciò.

Cosa si può fare quindi?

Cosa può fare la gente? Può fare tanto. Noi possiamo fare tanto scegliendo bene quello che mangiamo e quello che compriamo, per preservare l’ ambiente e la nostra salute, poiché la strada per un mondo migliore passa anche attraverso le scelte individuali.

– Cosa può fare la politica? La politica, i governi delle regioni, il governo nazionale a Roma, possono fare tanto. E’ necessario affrontare il tema della malnutrizione alle radici, fare delle leggi per aumentare la disponibilità e l’accessibilità a cibi diversi, sani e nutrienti, garantire produzioni alimentari (agricoltura, allevamenti, pesca, ecc.) per garantire un futuro più sano e sostenibile, meno incentrate sulle varietà ad alto rendimento ed economicamente redditizie e più sulla diversità e sulla qualità nutrizionale. Ciò avrebbe un impatto positivo sulla nostra salute, sulla biodiversità e sulla sostenibilità ambientale, riducendo i costi della sanità pubblica, ripristinando il binomio Cibo = salute.