Mozione all’Ars della deputata Valentina Palmeri: “Se il presidente ha a cuore le sorti del comparto e della salute dei siciliani, scriva a Roma. Se passa il CETA è un disastro. A livello nazionale, si sono opposte già 13 regioni. Lo faccia anche la Sicilia”

“Musumeci ha a cuore le sorti dell’agricoltura e dell’economia siciliana? Allora se vuol mantenere gli impegni assunti con il comparto, chieda al Governo nazionale di non procedere alla ratifica dell’Accordo CETA, avviando anche uno studio e una verifica approfondita dell’impatto sociale, ambientale ed economico dell’accordo. Se passa il CETA è un disastro. 13 Regioni e 19 province hanno già detto no. Lo faccia anche la Sicilia”. A dichiararlo è la vice presidente della Commissione Ambiente all’Ars Valentina Palmeri, che con una mozione depositata a Sala D’Ercole, impegna il Governo della Regione ad incalzare il futuro governo nazionale a non ratificare il Ceta, l’accordo di libero scambio tra gli stati membri dell’Unione Europea e il Canada.

“L’entrata in vigore definitiva del CETA – spiega Palmeri – comporterà anche seri rischi per la salute umana e la sicurezza alimentare dei consumatori. Il Canada infatti, ha standard sui controlli fitosanitari, nettamente inferiori a quelli europei e ha un’economia agricola che dipende in modo più massiccio da additivi chimici come il glifosate e o.g.m. Per questa via, anche in Italia arriveranno prodotti contaminati da sostanze attive consentite in Canada, ma vietate nell’Unione. Il CETA determinerebbe notevoli squilibri alle già difficili condizioni di molte piccole e medie imprese siciliane, con particolare riferimento a quelle del settore agricolo e artigianale. Infatti, è previsto che le importazioni senza dazi di grano passeranno dalle 38 mila tonnellate attuali a oltre 100mila. Gli accordi di libero scambio non possono, e non devono, mettere a rischio diritti fondamentali attinenti al lavoro, all’ambiente, al principio di precauzione e alla salute. Per queste ragioni – conclude Palmeri – chiediamo a Musumeci di imporsi a livello nazionale rispondendo quindi alle esigenze vere dei siciliani e non a quelle delle lobbies economiche e commerciali cui hanno risposto sino ad oggi i partiti che anche lui rappresenta”.