Oggi presenteremo una pregiudiziale di incostituzionalità in aula per fermare il recepimento di questa norma che prorogherebbe per altri 15 anni le concessioni dei lidi marittimi su suolo demaniale. Avevo già portato all’attenzione della Commissione le sentenze che sollevano incompatibilità della norma nazionale con princípi e norme comunitarie sulla Concorrenza, che ho riportato quindi, nella pregiudiziale, ed avevo anche presentato emendamenti che non hanno trovato accoglimento dal governo, con la motivazione che si doveva solo recepire la norma nazionale.

In Sicilia, inoltre, in questo momento, più che questa proroga di 15 anni, urge regolamentare e mettere ordine al caos, serve approvare i PUDM e permettere a tutti di usufruire del demanio marittimo, con regole chiare e trasparenti.

“Il rinnovo automatico delle concessioni demaniali per 15 anni ai lidi in Sicilia è estremamente pericoloso. La norma nazionale viola i principi comunitari e limita la libera concorrenza”.

Lo affermano i deputati del  M5S all’Ars, che annunciano la presentazione di una pregiudiziale per bloccare la norma che oggi sbarca in aula e che recepisce le disposizioni nazionali in materia.

“In Sicilia – dicono i deputati 5 Stelle – la situazione è fuori controllo. In mancanza dei piani di utilizzazione del demanio marittimo, continuerà a regnare il far west, con moltissime concessioni frutto di interessi particolari con alcuni stabilimenti che oggi, di fatto, precludono persino la vista del mare e non di rado, l’accesso alla spiaggia. Non possiamo pertanto prorogare questo stato per altri tre lustri, senza che  prima vengano approvati i Pudm e che il comparto venga normalizzato a favore di quella impresa sana che crea servizi, lavoro nel rispetto delle regole”.

“A questo – continuano i parlamentari – si è aggiunge il Consiglio di Stato, che, con la sentenza pubblicata lo scorso 18 novembre 2019, ha affermato come la norma nazionale violi il diritto comunitario di tutela della concorrenza, perché determina una disparità di trattamento tra gli operatori, precludendo e/o ostacolando la gestione dei beni demaniali oggetto di concessione. Pertanto, secondo il Consiglio di Stato, la legge nazionale va disapplicata. Il nostro Statuto ci consente di legiferare autonomamente in favore della normalizzazione di un settore ammorbato da abusi e forzature inaccettabili che il governo evidentemente vuole continuare ad avallare”.